A causa dell’ambiente ristretto e un po’ forzato dei nostri laghetti, non sempre è valido il detto “sano come un pesce”. Varie malattie possono colpire i nostri pesci e le nostre piante. Una diagnosi precoce ci garantisce il successo delle nostre cure.
Esistono numerosi insetti e varie malattie che possono colpire i pesci ornamentali del nostro laghetto. Alcune sono semplici da curare altre, se il loro decorso è molto avanzato, sono quasi impossibili da debellare. Per questo motivo una diagnosi precoce è alla base del successo della cura.
È importante rispettare alcune regole fondamentali quali: evitare di sovrappopolare lo stagno; avere sempre un numero di piante superiore a quello dei pesci; alimentare questi ultimi con parsimonia; controllare con cura i nuovi soggetti al momento dell’acquisto per evitare di introdurre pesci malati ed infine, ma è la cosa più importante, più il laghetto sarà ben curato, minore probabilità vi sarà che le malattie si possano diffondere.
Riconoscere le malattie che colpiscono i nostri pesci ornamentali è cosa da esperti e a loro dobbiamo rivolgerci quando avremo bisogno. Quello che bisogna fare quando ci si trova di fronte a quest’eventualità è osservare bene i nostri beniamini per scoprire in tempo tutti quei sintomi strani che potrebbero far pensare ad un parassita. Sarà compito della persona esperta, che potrà essere un veterinario, il negoziante di fiducia o il nostro fornitore di piante acquatiche, fare la diagnosi giusta e consigliare il rimedio più appropriato. Alcune di questi parassiti sono abbastanza frequenti ed è giusto imparare a riconoscerli.
Il verme ad ancora o Lernaea è un crostaceo con un corpo simile ad un tubo lungo da tre a sette millimetri e una testa uncinata con la quale si conficca sotto l’epidermide provocando lesioni e bernoccoli simili a tumori.
Esteriormente si vede questo filamento che si libra nell’acqua. Quando l’infestazione è lieve il pesce sembra normale, ma in uno stadio più avanzato rimane così debilitato da morire. Se osserviamo solo uno o due di questi crostacei possiamo catturare il pesce con un retino e con una pinzetta estrarre il crostaceo. É necessario fare molta attenzione perché le femmine possiedono dei sacchetti ovigeri all’estremità del corpo che, se rotti, si disperderebbero nel laghetto andando a contagiare i pesci sani. Se i soggetti colpiti fossero tanti si dovrebbe intervenire su tutto il laghetto.
Il trattamento deve essere fatto utilizzando un prodotto chiamato “Neguvon” nella dose di 1 grammo ogni 1000 litri d’acqua una volta alla settimana per tre volte. I trattamenti primaverili danno i risultati migliori perché in estate con le temperature più alte il medicinale perde efficacia.
Più facilmente riconoscibile della Lernaea è la sanguisuga Hirudo officinalis o la sanguisuga nera Haemopsis sanguisuga. Simile ad un verme dal corpo piatto, striscia e nuota con movimenti circolari. Si attacca al corpo dei pesci che per alleviare l’irritazione si sfregano sul fondo e sulle pareti del laghetto. I soggetti giovani sono debilitati fino alla morte.
Gli adulti possono essere parassitati ma sembra che sopportino abbastanza bene il prelievo di sangue. Anche per questi parassiti il trattamento deve essere fatto utilizzando il Neguvon nella dose di 1 grammo ogni 1000 litri per due settimane. Dopo la cura con questo prodotto si deve provvedere a fare un cambio del 50% dell’acqua del laghetto somministrando subito dopo un complesso batterico–enzimatico per ristabilire la fauna microscopica che si è ridotta a causa del medicinale.
Molte volte i traumi e le ferite sono la causa della comparsa delle cosiddette malattie opportuniste.
Queste si sviluppano quando nel pesce indebolito calano le barriere protettive naturali come il muco che lo riveste. Le cause sono diverse:
- morsi di altri pesci
- graffi di animali come i gatti
- ferite causate da uccelli come gli aironi che cercano di catturarli
- traumi provocati da manipolazioni troppo violente
- punture e ferite diverse provocate da oggetti sommersi in seguito a improvvisi spaventi
Spesso se questi disturbi sono lievi i pesci guariscono da soli in breve tempo. Quando invece queste ferite sono serie compaiono delle malattie secondarie come i funghi della pelle.
Le Saprolegne e le Achlye si presentano sotto forma di ciuffi cotonosi bianchi. Questi funghi sono presenti normalmente nel laghetto e fanno parte degli aiutanti invisibili che decompongono tutta la sostanza organica che si deposita sul fondo. Le loro spore sono sospese nell’acqua finché trovano un terreno nutritivo adatto su cui germinare. Sulla mucosa sana dei pesci non sono in grado di svilupparsi.
Solo se la mucosa è danneggiata da morsi o ferite possono penetrare e germinare. Se si ha la possibilità di recuperare i pesci colpiti bisogna pennellare le ferite con “Blu di metilene” o “Mercurio–cromo” o eseguire un bagno con “Verde di malachite” nella dose di 1 grammo ogni 1000 litri per due ore. Il verde di malachite non va introdotto nel laghetto altrimenti tutta l’acqua diventa verde. Se i pesci colpiti fossero tanti oppure non si riesce a catturarli si può fare un trattamento generale utilizzando del “Solfato di rame” nella dose di 2 grammi ogni 1000 litri di acqua del laghetto.
Per bloccare eventuali infezioni batteriche che si presentano sotto forma di macchie bianche che si allargano a chiazza corrodendo le scaglie dei pesci è di estrema utilità miscelare assieme al cibo che normalmente somministriamo della “Tetraciclina” nella misura di 4 grammi per chilo di cibo. A questa miscela si può aggiungere 100ml di olio di oliva per meglio amalgamare il tutto.
Alghe
Le alghe unicellulari in sospensione che rendono l’acqua verde e torbida, sono la prova che l’equilibrio biologico dello specchio di acqua si è rotto.
La causa deve essere ricercata sia in una quantità troppo elevata di sostanza organica derivata da una eccessiva presenza di foglie di piante acquatiche o di alberi situati nei pressi e che non sono state tolte, sia in un numero di pesci esagerato i cui prodotti di rifiuto, decomposti dai batteri presenti nel fondo, non riescono ad essere smaltiti dalle piante. Una tale situazione provoca una moltiplicazione esplosiva delle alghe.
Se la proliferazione delle alghe è massiccia e dura molto tempo, le piante sommerse non ricevono praticamente più di luce; diventano vischiose e muoiono. Segue una reazione a catena: il fermenta per mancanza di ossigeno, si formano gas maleodoranti che diventano fatali per i pesci. Fin dalla pianificazione del vostro specchio di acqua, potete limitare i problemi di alghe inserendo un numero di piante acquatiche, in particolarmente di piante ossigenanti, proporzionato alla massa d’acqua e alla superficie esposta alla luce solare.
Le piante ossigenanti assorbono il loro cibo (sali minerali) direttamente dall’acqua sottraendo cibo alle alghe che regrediscono per carenza di nutrimento. Le piante galleggianti limitano anch’esse lo sviluppo delle alghe. Essendo piante fluttuanti le loro radici pendono liberamente nell’acqua ed assorbono i sali minerali direttamente da essa. Con i primi tepori primaverili, l’attività delle alghe è più precoce di quella delle piante immerse. È frequente dunque che le alghe aumentano in questo periodo, ma questo fenomeno è generalmente di breve durata.
Cambiare acqua non è un rimedio. L’acqua di rubinetto è anch’essa ricca di sali minerali. Dobbiamo solo avere pazienza; col crescere delle piante superiori si creerà una competizione sfavorevole alle alghe.
I consumatori di alghe in sospensione sono principalmente le pulci di acqua, ma anche le larve di rospi, rane (i girini) e salamandre. È necessario fare molta attenzione nell’uso di prodotti chimici. Le alghe sono delle piante e qualsiasi prodotto che attacca le alghe può danneggiare anche le piante acquatiche. Inoltre, questi rimedi non eliminano la causa del male. Se malgrado tutto decidete di adoperarli, rispettate molto scrupolosamente i dosaggi prescritti.
Per le alghe in sospensione un buono filtro combinato ad una lampada a ultravioletti può dare dei buoni risultati. Le alghe filiformi sono praticamente presenti in tutti gli specchi di acqua e non possono essere eliminate che manualmente. “Catturate” i lunghi filamenti con un bastone o un guadino a maglie fini. Attenzione agli attrezzi appuntiti che possono danneggiare il telo in P.V.C.
Le piante galleggianti e le ninfee contribuiscono a far diminuire le alghe filiformi perché, con le loro foglie aperte sulla superficie dell’acqua, ombreggiano, riducendo la quantità delle radiazioni solari principale causa della loro crescita.