Con l’arrivo dell’autunno è necessario eseguire una serie di operazioni utili a preparare il laghetto al lungo riposo invernale. È assolutamente imperativo togliere le foglie degli alberi che cascano nel laghetto.
Il loro accumulo esagerato darebbe origine a sacche di fermentazione con produzione di gas maleodoranti molto tossici per la sopravvivenza dei pesci. Inoltre, la decomposizione di questa sostanza organica darebbe origine ad un’enorme produzione di sali minerali che causerebbero una crescita esplosiva di alghe nella primavera successiva. Un accorgimento molto semplice è quello di disporre una rete sul laghetto. Questo espediente non è certo bello esteticamente, ma è l’unico possibile se non si vuole ogni giorno togliere le foglie manualmente, fino a quando gli alberi non si saranno completamente spogliati.
Ninfee rustiche e piante palustri
Tutte le foglie galleggianti delle ninfee devono essere tagliate ed asportate per lo stesso motivo sopra accennato.
Le foglie ormai gialle delle piante palustri che vivono sulle rive devono essere tagliate dieci centimetri sopra il livello dell’acqua. Possono essere lasciati i gambi e i ciuffi delle piante erbacee quali Scirpus, Typhe, Miscanthus, Phalaris, Juncus perché, anche se secchi, rimangono decorativi anche in inverno, trasformati dalla brina e dalla neve in figure bizzarre.
Inoltre i gambi che attraversano il ghiaccio, che si forma negli inverni molto rigidi, contribuiscono allo scambio dei gas, poiché è proprio in questo punto che il ghiaccio si scioglie prima.
In primavera, prima del risveglio vegetativo, tutto quanto deve essere tagliato.
Tutte le piante rustiche, in altre parole quelle che sopravvivono alle nostre latitudini fuori all’aperto, possono essere lasciate nel laghetto. Tutte le piante di origine tropicale devono essere protette o portate in locali riscaldati.
Le piante galleggianti, quali Eichornia crassipes, Pistia stratiotes e Salvinia natans, a fine settembre al nord o a fine ottobre al sud devono essere prelevate e conservate in un acquario o in una vaschetta per pesci rossi posta davanti a una finestra in una stanza riscaldata. Ricordiamoci di concimarle altrimenti possono morire di “fame”.
Nel mese di aprile possono essere portate nel laghetto avendo l’accortezza di acclimatarle lentamente alla luce solare per evitare bruciature alle foglie a causa della mancanza di pigmenti protettivi contro i raggi ultravioletti.
Le ninfee tropicali vanno estratte dai loro vasi, sciacquate eliminando tutta la terra per estrarre bulbi e bulbilli. Questi devono essere conservati nella sabbia umida in locali con temperature di 10°C. A fine aprile i bulbi possono essere svegliati dal letargo mettendoli nel laghetto, dentro un vaso, a soli cinque centimetri sotto il pelo dell’acqua.
La Thalia dealbata e il Cyperus alternifolius possono svernare nel laghetto, a patto che i loro vasi siano spostati nella parte più profonda di esso, quando le foglie sono completamente ingiallite. Possono essere riportate in superficie alla fine del mese di marzo.
Il Cyperus papirus, già alla fine di settembre, va portato in casa.
La Gunnera manicata e la Zantedeschia aethiopica possono rimanere fuori, ma devono essere protette coprendo l’apice vegetativo con una piramide di paglia o foglie o con vari strati di geotessuto.
Le Lobelie, la Marsilea quadrifolia, la Peltandra virginica, la Pontederia cordata e il Saururus cernuus sopportano, normalmente, il gelo, ma negli inverni molto rigidi caratterizzati dal perdurare delle basse temperature per varie settimane, devono essere protette coprendole con foglie.