Un laghetto non è completo senza pesci. I loro colori e i loro movimenti fanno parte del piacere di un giardino acquatico. Il pesce rosso resta il più popolare, ma la carpa Koi sta diventando la più ricercata.
Belli, utili, discreti, in mezzo alla vegetazione anche i tradizionali pesci rossi sono affascinanti ed irresistibili per i bambini. Essi partecipano attivamente all’equilibrio biologico dell’ambiente acquatico nutrendosi di alghe filamentose, detriti organici, foglie in fase di decomposizione e, la cosa più importante, evitano che il laghetto si trasformi in un allevamento di larve di zanzara.
In generale i pesci d’acqua fredda per il laghetto sono molto robusti, però conviene rispettare alcune regole per accoglierli nel migliore dei modi.
- Profondità del laghetto: i pesci rossi necessitano una profondità minima di 50 cm. per evitare che in inverno il ghiaccio diventando troppo spesso sottragga a loro tutto lo spazio vitale. Le carpe Koi hanno bisogno una profondità di almeno 1 m.
- Ossigeno: l’acqua del laghetto deve essere ben ossigenata. L’ossigenazione può essere ottenuta con i giochi d’acqua alimentati da pompe centrifughe, oppure attraverso una cascatella. Non vanno, però, dimenticate le piante ossigenanti che oltre a fornire ossigeno agli strati più profondi dello stagno svolgono un’importante azione fitodepuratrice, abbassando il livello dei sali minerali azotati causa principale della crescita di alghe.
- Densità: per evitare una sovrappopolazione e quindi un eccessivo inquinamento organico è importante non introdurre più di un pesce rosso ogni 50 litri e una Koi ogni 1000 litri.
- Nutrimento: è importante non viziare troppo i nostri pesci con eccessive quantità di mangime. I pesci rossi e le carpe sono onnivori, si nutrono, cioè, di tutto quello che riescono a trovare nel laghetto come le foglie delle piante in decomposizione, le alghe, detriti raccolti tra il limo del fondo e tutte le larve natanti degli insetti. I pesci rossi vanno nutriti con cibi artificiali due sole volte alla settimana, mentre le Koi tutti i giorni ma in piccole quantità con cibi ricchi in proteine e contenenti vitamine e pigmenti ideali per conservare i loro bei colori. Quando a settembre la disponibilità di cibo naturale comincia a diminuire alimentiamo i nostri pesci tutti i giorni per favorire l’accumulo di riserve sotto forma di grasso utile a superare il lungo digiuno invernale. Sospendiamo la somministrazione del cibo quando la temperatura dell’acqua scende sotto i dieci gradi. Il metabolismo dei pesci, animali a sangue freddo, sarebbe così rallentato da non riuscire digerire l’eventuale cibo ingerito.
- Piante acquatiche: le piante ossigenanti e quelle galleggianti non devono mai mancare perché servono da rifugio ai pesci rossi e ai loro avannotti e li proteggono in estate dalle alte temperature. Con le carpe Koi queste piante non possono essere utilizzate perché sarebbero immediatamente mangiate, ma d’altra parte possono cercare refrigerio nella parte più profonda del loro laghetto.
Due grandi famiglie si distinguono per la loro diversità e robustezza: i Carassius (il pesce rosso classico e varietà ottenute con incroci) e le ormai famose Koi giapponesi
I Carassius: più piccoli delle Koi, sono più facili da tenere, non smuovono il fondo e non sradicano le piante. Il pesce rosso è stato selezionato centinaia di anni fa ottenendolo dal “Carassius auratus” selvatico di color bronzo. Al giorno d’oggi sono state ottenute numerose varietà di forme e colori diversi. Il “Shubunkin” ha le scaglie traslucide e multicolori. Il “Cometa” è di colore bianco e rosso e la sua coda può diventare lunga quanto il corpo. Gli “Oranda Fantail” hanno il corpo tozzo e la coda posteriore molto sviluppata e divisa in due parti. Il “Calico Fantail” è un Oranda con corpo multicolore. Il “Black-moor” è un Oranda nero con gli occhi telescopici.
Le Koi: si distinguono facilmente dal pesce rosso perché possiedono due barbigli uno per lato della bocca. Di carattere docile e pacifico si dimostrano molto affettuose e diventano presto amiche fedeli che vengono a mangiare in mano lasciandosi accarezzare sotto la superficie dell’acqua. Hanno, però una brutta abitudine: grufolano sul fondo svuotando i vasi della loro terra e scoprendo tutte le radici delle piante danneggiandole. Tutti i vasi delle piante devono quindi essere coperti con uno strato di grossi sassi che li scoraggino a continuare la loro opera di scavatori.
Le Gambusie: chi non volesse introdurre pesci rossi o carpe nel proprio laghetto per lottare contro le larve di zanzara può utilizzare un piccolissimo pesciolino poco vistoso ma efficientissimo nel ridurre il numero di questi fastidiosi insetti, la Gambusia affinis.
È un pesce ovoviviparo (la schiusa delle uova è interna e nascono piccoli completamente formati e autosufficienti) robusto e molto prolifico.
Nei laghetti di nuovo allestimento i pesci vanno introdotti solo quando ci siamo resi conto che le piante hanno raggiunto un adeguato sviluppo e si è formata un’abbondante vita microscopica
Che cosa fare quando si acquista un pesce?
Bisogna prestare attenzione che le squame siano intatte.
I pesci devono avere colori vivi e un aspetto brillante.
I pesci devono nuotare liberamente senza rimanere prostrati, con le pinne chiuse, sul fondo.
Le pinne devono essere intere e intatte (se fossero consumate e bordate di bianco sarebbero affette da batteriosi)
Il prezzo deve essere un fattore secondario nella scelta di un pesce.
Come introdurre i pesci nel laghetto!
Appena arrivati a casa il sacchetto di plastica dentro cui sono stati messi i pesci acquistati deve essere appoggiato sul pelo dell’acqua del laghetto e lasciato galleggiare per dieci minuti; in questo modo la temperatura dell’acqua interna si uniforma a quella esterna evitando uno choc termico. Eseguita questa operazione si apre il sacchetto e si introduce lentamente l’acqua del laghetto che andrà a miscelarsi con quella originaria dando modo ai pesci di adeguarsi ai nuovi valori chimico-fisici evitando uno choc osmotico.