Nell'antichità
Un giardino è un luogo riservato all'uomo, dove la natura, le piante, l'acqua e gli animali, sono disposti in modo da servire al piacere dell'uomo. La sua esistenza presuppone l'utilizzazione, da parte dell'uomo, di conoscenze e tecniche capaci di ottenere una rigogliosità che non sempre viene concessa spontaneamente dalla natura.
Il giardino è nato, probabilmente in Mesopotamia, più di 3000 anni fa, quando l'acclimatazione della Palma permise di creare zone verdi, di limitare l'evaporazione, di mantenere un'umidità pressappoco costante e di conseguenza di assicurare la sopravvivenza di piante fragili.
Il nome di Babilonia rievoca i giardini pensili, realizzati su terrazzi secondo una tecnica rivelataci dagli archeologi. Piani sovrapposti costituivano altrettante passeggiate ombreggiate dalle Palme. Il terreno era isolato dal pavimento con fogli di piombo.
È in Egitto che nacque veramente il giardino acquatico. Come tutta l'agricoltura di questo paese, anche i giardini sono un "dono del Nilo.": nelle loro vasche vivevano liberamente, pesci, uccelli acquatici e piante come il Papiro, il Loto, le ninfee; tutta quella fauna e quella flora che si incontrava nelle zone umide lungo il Nilo. Il Papiro è considerato come una delle più vecchie piante conosciute dall'uomo. Veicolo del pensiero, servì per costruire pergamene usate per la scrittura.
Il giardino Moresco
L'origine dei giardini moreschi sembra risalire all'impero persiano dove le fontane, i canali ed il lussureggiante verde dei giardini di Ciro II "il Grande" rievocava già il giardino paradisiaco descritto dal Profeta.
Popolo di nomadi, gli arabi trovavano probabilmente un conforto ed una speranza nella promessa di un giardino paradisiaco situato nell'aldilà. Questa visione del paradiso orientale, come lo descrivono i testi sacri, non poteva che influenzare l'arte dei giardini: impose un'estetica che si tradusse nella ricerca della purezza e della perfezione, che si esprime meglio sotto forma di simboli astratti e di motivi geometrici.
Introdotto in Africa settentrionale ed in Andalusia alla fine dell'IX secolo, dopo Cristo, il giardino musulmano racchiuso all'interno delle abitazioni, crea un universo privato, dove ciascuno può godere dei piaceri promessi nella vita eterna.
Gli alti muri che lo cingono preservano l'intimità cara alla sensibilità musulmana ed indispensabile ad ogni luogo destinato al piacere dei sensi e dello spirito e creano il silenzio dove si può ascoltare la musica dell'acqua. Il giardino in patio, assolutamente geometrico, è diviso in quattro quadrati rappresentanti le quattro parti dell'universo, separate dai quattro fiumi della vita. Alla loro intersezione, al centro del giardino, si trova una fontana ornamentale.
La sensualità dei giochi di acqua, la lussureggiante varietà delle piante e dei fiori è il frutto di una maestria nella tecnica di irrigazione, di conoscenze e abilità uniche come testimoniano i giardini dell'Alhambra di Granada realizzati nel XIII secolo.
Il giardino giapponese
Un altro santuario millenario del giardino acquatico, è il Giappone. Si pone, generalmente, l'origine del giardino giapponese in Cina, e tutto porta a credere che fu introdotto durante la seconda metà del VI secolo dopo Cristo. Luogo di raccoglimento e di meditazione, il giardino giapponese è innanzitutto un luogo calmo e pacifico dove l'acqua, sempre presente, è l'elemento di base intorno al quale lo spirito orientale ha saputo creare un luogo idilliaco per l'anima.
Per la sua impostazione, il giardino giapponese ricorda il legame profondo di ogni giapponese con il suo paese; le molteplici isole che formano il Giappone sono rappresentate dalle rocce singole o a gruppi e, in molti giardini, queste sono circondate dall'acqua rappresentata simbolicamente da sabbia o ghiaia.
Nella filosofia buddistica Zen, i giardini devono esprimere l'unione tra l'uomo e la natura. Tutto è simbolico. Cosicché gli alberi rappresentano l'eternità o la lunga vita, i bambù sono segno di forza, i primi fiori dei prugni simboleggiano il coraggio, le cascate intermittenti raffigurano la vita che si spegne e poi rinasce, le rocce sono l'ossatura della terra.
L'elenco di questi simboli, elementari per ogni giapponese, ci fa intuire l'immensa differenza di pensiero che esiste rispetto a noi. Contrariamente allo spirito occidentale che cerca di dominare la natura addomesticandola al punto di snaturarla, per i giapponesi la natura è la base e la somma di ogni cosa, e l'uomo occupa un posto nel suo grembo.
Quando va nel suo giardino, il giapponese si avventura come un esploratore per scoprire il fondamento delle cose, ricerca i misteri della creazione, della vita, delle sensazioni; si toglie le scarpe, abbassa la testa ed osserva come le nuvole il suo mondo.
Gli elementi tipici del giardino giapponese sono:
I passi in pietra o guadi
Questa variante del passo giapponese terrestre segue regole rigorose che conviene non trascurare, perché se sulla terraferma ci si può permettere di "mancare" un passo, sull'acqua, è meglio non farlo. La lunghezza media di una falcata è di 65 cm. Però i giardinieri giapponesi non contenti di immaginare questo cammino sull’acqua con cadenza regolare hanno cercato di rendere la progressione imprevedibile modificando gli scarti tra i passi a seconda della loro superficie.
La regola utilizzata potrebbe esprimersi come segue: più la superficie delle lastre è grande, più gli scarti sono ridotti; e d'altra parte, meno la superficie delle lastre è grande, più gli scarti sono importanti. Questo ingegnoso principio impone un certo ritmo alla marcia, creando così dei luoghi a passaggio veloce e altri a passaggio lento.
Con lo stesso sistema, variano anche l'altezza delle lastre poste nell'acqua. Queste differenze di altezza accentueranno i sentimenti di insicurezza o di fiducia, di calma o di irruenza, di rapidità o di lentezza. Va ricordato che i nemici del paesaggista giapponese sono proprio la monotonia e la noia a causa dell'uniformità.
I ponti
Sedersi sul bordo del laghetto o meglio ancora attraversarlo passando sull'acqua suscita un piacere ricco di romanticismo.
Un ponte unisce una riva all'altra e la sua dimensione deve essere proporzionata a quella del laghetto; inoltre deve integrarsi in modo discreto e armonioso senza dominare su tutto quello che lo circonda. Esso offre il vantaggio di un punto di osservazione unico: dall'alto è possibile scoprire la vita acquatica con un altro angolo visivo.
L'acquaio di pietra
Si tratta nella maggior parte di casi di rocce intagliate che presentano una cavità riempita di acqua. È un luogo intimo dove il passeggiatore troverà pace e quiete.
Le lanterne di pietra
Sono sculture di pietra molto conosciute. Sono assolutamente indispensabili per la creazione di un ambiente giapponese; le loro forme contribuiscono alla loro funzione di simbolo. Poste alla punta di uno sperone roccioso, simboleggiano il faro che annuncia ai pescatori il pericolo. Invece, dissimulate tra i cespugli, rievocheranno un vecchio tempio dimenticato, invaso dal muschio
Il “dente di leone"
È l'elemento più tipico del giardino giapponese. Questo piccolo apparecchio di bambù si riempie ritmicamente con il passaggio dell'acqua. Ogni volta che si svuota, provoca un rumore rauco che ricorda simbolicamente il ruggito del leone. Il suo impiego permette una migliore percezione del silenzio per l'irruzione improvvisa di suoni rimbombanti ad intervalli irregolari.
Canzone del vento
Il giardino giapponese, giardino filosofico per eccellenza, ci fa scoprire le cose semplici della natura ricordandoci che il soffio del vento, portatore di poesia, appartiene solo a lui. Questi piccoli carillon molto decorativi, chiamati "canzone del vento" si metteranno in movimento al sopraggiungere di una leggera brezza ed improvviseranno, nel silenzio, una musica discreta e melodiosa.
Si possono trovare fatti di bambù, di metallo o di alabastro.
Il giardino attuale
Dalla fine del XX secolo, lo sviluppo delle zone di urbanizzazione tende a distruggere le relazioni che univano una volta gli uomini alla natura. L'uomo moderno ha, sempre di più, la necessità di avvicinarsi, cercando di preservarlo, al suo ambiente naturale.
La vita stressante delle grandi città moderne, inquinate e sovrappopolate, finisce per generare un desiderio nuovo di unione con questa natura originaria alla quale dobbiamo la nostra esistenza. Il concetto di giardino naturalistico favorisce l'apparizione di un nuovo stile di giardino libero ed informale, rappresentazione di una natura idealizzata. Questo stile si adatta anche a delle dimensioni anche modeste e spesso si sviluppa intorno ad uno specchio d'acqua.
Questa cornice corrisponde all'immagine che l'uomo vorrebbe proiettare oramai di sé, affermando così la sua volontà di partecipare positivamente alla creazione. In questo luogo di riposo, al riparo dalle devastazioni del mondo moderno, l'individuo può entrare in contatto con una natura la cui bellezza e le cui leggi immutabili sono una costante sorgente di ispirazione e di arricchimento.